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Montanara 4/5

Filmato realizzato nel febbraio 2009 presso il Centro sociale anziani Montanara.
Dopoguerra; giochi dei ragazzi; scherzi e biricchinate: in viale Mentana gli "indiani" danno fuoco agli "ostaggi"; arco e frecce realizzati con le stecche degli ombrelli; gita in bicicletta a Fontanellato con il prete, rubare i gelsi ai contadini, grande diarrea; furti goliardici di frutta. Considerazioni: la felicità: stavano meglio i giovani di una volta, oppure i giovani di oggi?
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A:“ Noi facevamo molte birichinate. Non so per esempio prendere le barbabietole svuotarle, metterci gli stuzzicadenti per fare i denti…andar dentro… poi quando vedevamo una che andava su, si nascondeva su per le scale…quando andava su accendevamo la candela …sembrava la morte. Una volta volevamo fare uno scherzo a una ragazza che si chiamava Liviana. Allora io ero su e ho detto sto su io e accendo, mi hanno detto: -Veh c’è la Liviana- … aspetto due minuti… invece della Liviana c’era una che aveva 84 anni poveretta. A momenti le dà un infarto…Facevamo quelle cose lì.

Una altra volta, sa dove c’era il piccolo della stazione. Lo chiamavamo piccolo prima…dove c’è la salita, lo scalo merci…c’erano gli alberi, prima non c’erano mica le case, c’erano gli alberi proprio a riva . E da riva dove c’era la linea piccola, giù c’era un prato che sarà stato, ci sarà quattro o cinque metri, tivamo giù i rami e poi Tarzan…allé…avanti e indietro. Allora una volta abbiamo fatto uno scherzo a uno che si chiama Dado Pizzarotti.

Facciamo uno scherzo, facciamo uno scherzo…c’abbiamo segato i rami…lui arriva di corsa… Tarzan…zig…zag…zig…è partito…al pronto soccorso dell’ospedale…Eravamo un po’…

Si è rotto il braccio e una gamba…è volato giu che…

Un’altra volta dove c’era la Lambretta in viale Mentana c’e adesso quello che vende i divani …e sopra c’è quella salita per le macchine, lì era tutto un prato dove giocavamo a pallone. Allora c’era un palo della luce, abbiamo giocato agli indiani…allora lì accanto c’era un prato che andavano a buttar via tutta la paglia delle seggiole. Allora abbiamo preso uno che era un cow-boy, noi eravamo gli indiani, poi lo abbiamo legato al palo, poi lo abbiamo circondato con la paglia e gli abbiamo dato fuoco. Se non c’era mica una persona a venir lì…lo bruciavamo. E lui gridava e noi intorno …auhhg…auhhG:! Facevamo quelle stupidate lì.

Come far l’arco gli ombrelli. Con le stecche degli ombrelli ne mettevamo quattro o cinque insieme poi le legavamo bene, bene , bene, poi ci mettevamo una corda poi con un altro…sempre con il sassolino, facevamo la punta poi andavamo in cerca di lucertole…con la freccia.

Allora c’era uno lì in piedi – Veh… ti sfido il piede - Quello credeva che quello non tirasse, l’altro credeva che tirasse via il piede. Insomma fatto sta che gli ha preso il piede in pieno, si è rotto da parte a parte…tutte stupidate che…

Non c’era mica niente…perché l’unico motorino in Borgo del Naviglio, lo avevo io… era un Paperino.”

G: “Era il Garelli, no il cos…38, come il Mosquito..”

A: “Altro che ce l’ho tutto intelato…L’unico Paperino ce lo avevo io. Mio padre stava abbastanza bene, aveva due camion andava per frutta.”

G: “Invece noi eravamo più vicini alla chiesa…no…avrò avuto undici anni, nel ’46…andiamo tutti a Fontanellato,…- Ma io non sono buono di andare i bicicletta…-Ti insegnamo noi…- Cosa ti insegniamo, andiamo via domani – Prova un po’… Va beh, vieni su in canna…Mo sì…- Abbiamo fatto due o tre tappe comunque quando siamo arrivati a Fontanellato…sembravo proprio quello che ha bisogno della grazia…stare sempre sulla canna…cosa sono venti chilometri? Sono sceso mi ci saranno voluti almeno tre quarti d’ora prima di sembrare un cristiano, poi al ritorno…oramai… ci fermiamo… Era la stagione dei gelsi, mangiamo i gelsi qua…c’era un prete dietro quindi anche se un contadino gli dava la assoluzione… siam già a posto…se no… mangia i gelsi là… a un certo momento la seconda metà della strada facevamo delle tappe di mezzo chilometro poi dietro le siepi tutti con delle diarree. Una cosa che non si era mai vista, ci abbiam messo quattro ore ad arrivare a casa…”

F: “ Per via della diarrea.”

G: “ Ah… ma ne avremo mangiati due chili per uno, c’eran lì belli tranquilli . Di solito si andavano a rubare…C’era d’andare …perché i paesani magari li lasciavano cadere però dicevano è roba mia..”

A: “Tornare indietro…”

G: “Sono andato a rubare frutta con i miei amici…si ma il fatto è che dalla fine del ’45 i miei facevano i fruttivendoli, io andavo in compagnia a rubare la frutta a barriera Farini. Infatti una volta che hanno reclamato, con mio padre…lui ha detto – “Beh ma non mangia mica la frutta in casa, cosa viene a prenderla acerba là? - Dopo qualche anno gliel’ho detto…papà sei stato giovane anche tu penso che qualcosina avrai fatto per passare il tempo - e non andavamo dove non dicevano niente , c’erano due, anzi tre case. Una c’erano i buchi nella rete e c’era il moscato lì. Non gliene fregava niente a nessuno. C’era un altro del Gallerani, ci siamo andati una volta, dunque le piante di amarene non sono mica molto alte, sono alte al massimo come lì… sei lì… si affaccia alla finestra a momenti gli vien male…- Ma cos’ha? - –Aiuto, aiuto…non vengo fuori, non dico niente, state attenti a non cadere …aiuto…aiuto. –

Non ci siam più andati, poverino, non ti diverti mica. Invece andavamo da Passerini, che c’era il custode, sono quelle case che danno sulla Cittadella in via Solforino, beh adesso ci han fatto un condominio … dove c’è la farmacia .

E c’era il portiere che non era molto normale, ti correva a dietro col bastone no…se ti beccava… avrà avuto sessant’anni… noi ne avevamo dodici tredici, quindi non c’era mica competizione in velocità… però se ti beccava ti dava una bastonata in testa. Infatti c’è stata una volta l’ultimo…Fuocò… tra l’altro ha anche saltato la siepe al volo così…beh ha beccato una bastonata in un calcagno, lui non badava a spese tirava giù.”

A:“Altri tempi. Adesso invece vogliono tutto… macchina …alé…bin bon ban “

G: “Comunque diciamo una cosa, stan meglio adesso.”

A: “No. Per me no.”

G: “ E’ inutile che mi vengano a dire…”

A: “No per me no.”

G: “Come no?…Io andavo scalzo fino a tredici anni andavo scalzo da San Giuseppe, pressappoco insomma tutta l’estate te la facevi, metà primavera, un po’ d’autunno…andavo scalzo. Mica così… mica per divertimento, non c’erano mica le scarpe,”

A: “ C’è il fatto che allora, forse tu non lo so, al nostro tempo…noi la chiamavamo l’aperta …era un piazzale con la fontana in mezzo. Andavamo lì con una palla di stracci fatta su da noi …c’era lo stracciaio che ci dava gli stracci… e stavamo lì delle giornate intere. Andare a giocare a palla…”

G: “E quando sono arrivate le prime lambrette cosa è successo? Chi ha sfatto le compagnie sono state prima le lambrette… prima eri a piedi andavi via in compagnia no …intanto eri più giovane magari molti non avevano ancora le fidanzate… dopo ti trovavi con la lambretta, coi prati a due chilometri… cosa vai via in compagnia? Ma cosa dici… l’auto è quella che isola più di tutto…vai via al massimo in quattro. Le compagnie ci sono ancora adesso, però si erano già sfatte le compagnie…specialmente le ragazze quando si trovano il fidanzato si dividono…non tutte e non sempre.”

A: “Però c’era un fatto che se tu andavi via, andavi fuori a ballare e c’era la gente che non aveva mica i soldi andavamo in viale Mentana e in viale Fratti dove andavano a scaricare i meccanici i fabbri… andavamo, prendevamo su il ferro… per vendere il ferro per prendere i soldi per portarlo anche lui a ballare. Siamo andati fino a rubare il letto al prete della Santissima Trinità.”

F: “Cosa avete fregato?”

A: “Il letto…Stava facendo Sanmartino …-lo prendo su io…- Era più un mito, prima c’erano le feste delle borgate, ma non per prendere dei soldi. C’erano quei cinque o sei che facevano i tortelli, c’erano quei cinque o sei che facevano il coso…poi c’era una gran tavolata in Borgo del Naviglio veniva su il prete che ci imprestava le seggiole e le tavole e stavamo lì a mangiare, a ballare e a ridere, ma non per lucro. Adesso vai a una festa dell’Unità…qualsiasi festa si spende come andar dentro al ristorante.”

G: “ Perché ci sono i soldi. Prima era inutile che dicessero paghi venti euro…Se non ci sono è inutile…fai la festa!”

A: “ Perché prima c’era una famiglia che aveva bisogno. Eravamo più uniti, ci volevamo più bene…adesso invece se ce li hai ce li hai se non ce li hai non ti dicono te li impresto io…ti piantano a casa.”

F: “Quindi secondo lei stavate meglio voi come ragazzi ?”

A: “Nella povertà…oh…sono stato uno di quei fortunati che la povertà a casa mia sino a vent’anni non l’ho mai provata… non l’ho. Però eravamo più uniti…-adesso dove andiamo?- Era vero che non c’avevamo le moto perché l’unico in Borgo del Naviglio della compagnia che ero io perché avevo una Bianchi un Beta 175…dunque…perché avevo iniziato ad andare a lavorare da Rossi e Catelli mio padre mi aveva comprato la moto per andare a lavorare…”

F: “Da Rossi e Catelli che poi era lì…”

A: “ In via Pomponio Torelli.”

G: “In via Budellungo poi,”

A: “Sì, in via Budellungo”

A: “Mi avevan preso la moto. Non dico che…. ma certe volte lasciavo giù la moto per andar via in bicicletta con loro…perché eravamo uniti.”

G: “ Se no ti tagliavano fuori, per forza.”

A: “ Andiamo a Mariano a ballare? Allè su tutti in bicicletta, uomini e donne, le donne in cima alla canna, per me era più bello via, per me era più bello. adesso vedi i giovani cosa fanno?...bevono… sono mossi…”

G: “Vedi anche quelli che pedalano però….”

G: “Sono due generazioni… però mi rendo conto che se vogliono possono star bene, forse c’è una cosa che non so se è come se penso io. Cioè alla fine della guerra, non quelli come me di dieci anni, quelli di quindici sedici anni vedevano, non una salita, vedevano che si allargava.”

F: “…le possibilità, c’erano le possibilità …”

G: “Sì… le possibilità… finita la guerra vedevi che è stata dura, però si pensava che migliorasse. Adesso il problema è forse quello… che vedi che si sta stringendo la cosa.”
Pubblicato da: Parmachesiparla il 10/03/2009
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Parole chiave:
gita, Fontanellato, giochi, giochi pericolosi, gita in bicicletta
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